Terza Puntata
IL MUSEO DELLE FOGLIE CADUTE
La nostra aula è posta al pianterreno, le finestre grandi danno sul giardino e su quel considerevole spiazzo di cemento che chiamiamo “il piazzalone”. Al suono della campanella ci lanciamo decisi proprio là. E’ diventato il nostro personale spazio all’aperto. Abbiamo svaligiato un intero ippocastano delle sue castagne. Ci siamo troppo divertiti! Dai vetri ogni tanto l’occhio va laggiù, a quello spazio di libertà…
Ce l’abbiamo in tanti questo sguardo oltre la finestra, stamattina.
La maestra apre l’anta dell’armadio e gli sguardi migrano istantaneamente dalle finestre alla luce che sta lampeggiando con insistenza.
-Presto, la visiera di collegamento!- esclama Mara, che svelta va a chiudere la porta.
-Allora bambini, stamani i nostri amici ci insegnano a guardare le cose che a noi passano inosservate, a cui nessuno presta più attenzione. Le foglie cadute! Le istruzioni sono queste: andate in giardino, osservate le foglie cadute in terra e raccoglietene alcune.
Tornati in classe la maestra lancia questa idea: faremo un museo, il museo delle foglie cadute.
Ciascuno si mette al lavoro per riprodurre al meglio la propria foglia. Si usano diversi sistemi: c’è chi traccia il contorno della foglia e poi colora l’interno con le matite, chi usa la tecnica del frottage con i pastelli a cera, chi il chiaroscuro usando il lapis e mettendo qualche punto di colore al centro… Poi ad ogni foglia viene apposta una scritta con: nome della pianta da cui proviene, data e luogo della raccolta, riferimento ad un episodio in particolare che accade in quel giorno (per es. è il compleanno di…/mi è caduto un dente…ecc. )
I bambini continuano la raccolta anche a casa. Nasce così un piccolo libro-museo sentimentale delle foglie cadute e dei piccoli eventi della nostra vita. E’ un catalogo di foglie che può contenere anche informazioni più strettamente scientifiche, ma è soprattutto uno strumento che invita a guardare e ad ascoltare con attenzione le piccole meraviglie della vita. Grazie amici extragalattici!
Un ringraziamento allo scrittore Antonio Catalano e alla casa editrice Artebambini